Trasparenza versus corruzione. È l'idea di fondo del disegno di legge contro la corruzione approvato dal Consiglio dei ministri il 1° marzo 2010.
A seguito di una virulenta ripresa di fenomeni di malcostume nella pubblica amministrazione (secondo alcuni endemicamente presenti nel tessuto sociale e mai diminuiti dopo l'esperienza di Tangentopoli), il Governo ha varato un programma di interventi, il cui scopo dichiarato è la lotta alla corruzione e a ogni forma di illegalità nella pubblica amministrazione, proseguendo (e saldandosi) con la riforma Brunetta. Dopo qualche difficoltà iniziale nell'iter del provvedimento, l'esame del testo si avvierà giovedì prossimo.
Quanto ai contenuti, il Dipartimento della funzione pubblica ha il compito di predisporre il Piano nazionale anticorruzione, un insieme di misure di prevenzione e controllo grazie alla mappatura dei rischi a cura delle singole amministrazioni centrali. Braccio operativo è l'Osservatorio sulla corruzione, deputato a funzioni di analisi del fenomeno corruttivo. Particolarmente opportuna appare la previsione di un monitoraggio della delittuosità, attraverso il richiamo alle denunce, e delle decisioni giudiziali, attinenti alle condanne. Il doppio esame permette infatti di valutare il tono di efficienza della risposta punitiva nonché la reale rilevanza penale del comportamento investigato.
Sempre nel solco della trasparenza sono le norme che insistono sulla facile accessibilità dell'utente alle informazioni della pubblica amministrazione e soprattutto la fissazione di tempi procedimentali per l'evasione della pratica, con possibile responsabilità dirigenziale per inosservanza. Nel delicato settore degli appalti pubblici vengono analogamente rafforzati gli standard qualitativi e istituita l'Autorità per la vigilanza pubblica, che provvede al controllo anche a mezzo della creazione di una propria banca-dati. Presso ogni Prefettura, inoltre, viene istituito l'elenco di fornitori e prestatori di servizi, "certificati" dall'amministrazione come immuni da infiltrazione mafiosa, ai quali ci si potrà rivolgere per subappalti e subcontratti.
Nell'ottica di una politica di stick and carrot, infine, si apre il capitolo della deterrenza. Fondamentalmente, ampliamento delle ipotesi di condanne ostative alla candidatura alle elezioni e all'assunzione di cariche negli enti locali, ispessimento del rigore sanzionatorio di quasi tutti i reati contro la pubblica amministrazione, introduzione di un'aggravante per il pubblico ufficilae quando la sua condotta sia particolarmente lesiva o finalizzata al conseguimento di indebite contribuzioni pubbliche.
Chiara e senz'altro condivisibile è l'impostazione complessiva del disegno di legge. Intanto, semplificare e accelerare i tempi di ogni pratica come antidoto all'arroganza del potere, che si nutre di disposizioni cavillose, di decisioni tortuose, senza limiti temporali. Dare maggiori certezze al cittadino, comprimendo burocrazia ed elasticità discrezionale, innesca circoli virtuosi che deprimono l'humus del do ut des o, peggio ancora, del ricatto concussorio.
Parallelamente, l'informazione puntuale e agevole rende più difficili pratiche sottobanco e permette al pubblico ufficale corretto un'esposizione positiva del proprio operato, premiale in termini economici e di carriera.
Non da ultimo, il compito affidato alla singola amministrazione di mappare il rischio corruzione, predisporre le relative misure antagoniste, formare i dipendenti alla cultura della legalità replica nel pubblico il modello sperimentato nell'impresa privata con il decreto legislativo 231/2001, e cioè forme di compliance e audit per vigilare e insistere sull'aspetto prevenzionale.
Le luci della riforma generano, per naturale contrasto, inevitabili ombre da effetto domino. Le nuove misure, quando saranno a regime, si tradurranno, infatti, in ulteriori norme, regolamenti, ordini di servizio, con il corollario di spazi discrezionali e un appesantimento burocratico che fa a pugni con il lodevole intento di semplificazione. E che rischia, paradossalmente, di rialimentare il mercato illecito della compravendita di favori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA di Andrea R. Castaldo

 

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